Wednesday, July 15, 2009

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source: italians on www.corriere.it/solferino/severgnini/

Berlusconi salvatore e innovatore

Caro Beppe, hai scritto che Berlusconi è stato (è) un male per l'Italia. Sicuramente lo è stato per Montanelli e il suo gruppo. Ti chiedo di fare uno sforzo e prescindere da quella vicenda. Gli spunti di discussione a mio parere sono i seguenti:
1) dopo Tangentopoli e la disfatta dei partiti tradizionali in assenza della "discesa in campo" ci avviavamo verso una vittoria della "gioiosa macchina da guerra" del Pds le cui proporzioni è facile immaginare (le analisi di allora davano un Parlamento con il partito di Occhetto oltre il 60%): sarebbe stato un bene (o un male minore) per l'Italia? Ho seri dubbi.
2) Berlusconi ha fatto da catalizzatore a un processo di aggregazione della destra (favorendo l'evoluzione di An e altro) che costituisce un polo alternativo (attualmente maggioritario) indispensabile in ogni democrazia: non so immaginare quanti decenni avrebbero impiegato i frammenti residui di Dc, Psi etc. a realizzare una coalizione alternativa. Ho la netta sensazione che si sarebbe andati avanti riesumando l'attitudine proporzionalista (sempre viva) verso "governi di larghe intese" nello spirito di un redivivo arco costituzionale.
3) Di fatto la nascita di Forza Italia ha dato una spinta verso il bipolarismo che è stato una vera rivoluzione copernicana per un Paese impantanato per quasi 50 anni in un sistema imperniato sulla Dc. Resto convinto che maggioritario e bipolarismo siano condizioni irrinunciabili per la modernizzazione dell'Italia. Sono altrettanto convinto che in fondo molti oppositori di Berlusconi nascondano dietro motivazioni moralistiche l'avversione per il cambiamento realizzato.
4) Faticosamente si va costituendo una classe dirigente di centrodestra che, ancora lontana da standard liberali di riferimento, costituisce un'alternativa praticabile (e in molte situazioni preferibile) alla storica classe di amministratori di sinistra (di cui in Campania abbiamo tristissima esperienza). Queste sono a mio parere le considerazioni di fondo su cui si inseriscono poi le discussioni sul personaggio Berlusconi, sui personaggi di cui talora si circonda, sulle riforme fatte, su quelle annunciate e non realizzate, su quelle fatte e prontamente cancellate da Prodi (vedi pensioni).
Credo infine che per onestà intellettuale bisogna riconoscere la parte importantissima che hanno avuto vicende personali o aziendali (in primis gruppo Espresso-Repubblica-Caracciolo-De Benedetti-Scalfari vs Berlusconi-Mondadori) nell'avvelenare il clima politico nazionale e nel fomentare guerre di religione. Magari un po' più di equilibrio consentirebbe un pizzico di obiettività in più.
Gino Majello, gmajello@yahoo.it

Caro Gino, ottima lettera: il nostro Capo avrebbe bisogno di penne come la tua, fra i suoi consiglieri. Ottima e abile: hai infatti usato solo gli argomenti a favore - sui quali sono sostanzialmente d'accordo, con un distinguo che dirò - e hai trascurato gli altri. Che a mio giudizio pesano di più: ecco perché, quindici anni dopo, io penso che Berlusconi non abbia fatto bene all'Italia.

Cominciamo dai tuoi punti. Sul punto 1 non sono granché d'accordo: credo che un'eventuale vittoria del Pds e alleati, nel 1994, avrebbe fatto di Occhetto uno dei tanti "leader di passaggio" che abbiamo visto dopo la caduta del Muro. Non credo che avremmo rischiato di diventare un Paese socialista: saremmo rimasti per un paio d'anni la solita ammucchiata consociativa, cosa che eravamo già. Poi sarebbe successo qualcosa, come dovunque.

Il punto 2 è innegabile: la destra di Montanelli avrebbe perso fino al XXIX secolo, quella di Berlusconi - autonomista al nord, statalista al sud, centralista al centro, populista ovunque - ha raccolto voti sufficienti per arrivare al governo. Siamo un Paese conservatore, non dimentichiamolo mai. D'accordo anche sul punto 3 (per quello votai 'sì' convinto ai referendum maggioritari del 1993) e sul punto 4, la crescita - leeeeeeeenta - di una classe dirigente di centrodestra: gli opportunisti e i trasformisti della prima ora stano lasciano il posto a gente interessante, qui e là. Non tutti sono Adoratori del Capo: molti - soprattutto nella Lega e nell'area Fini - lo considerano uno strumento politico, per ora indispensabile.

Cos'hai lasciato fuori, Gino? Un sacco di cose importanti. La confusione tra affari propri e affari pubblici, l'incoerenza tra comportamenti e dichiarazioni, il fastidio verso la legge, la tolleranza verso le complicità che portano alla corruzione endemica, la proprietà dei media (un unicum nel mondo occidentale), la gestione privatistica del partito, il culto della personalità, la "macchiettizzazione" dell'Italia all'estero (come ne avessimo bisogno). Gli italiani, credimi, non hanno bisogno di questi incoraggiamenti. Il Capo - dovunque - dà l'esempio, e l'esempio che è venuto in questi anni non è buono. I risultati si vedono. L'Italia del 2009 è quella del 1994: una società civicamente immobile, se non a marcia indietro.

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